DICEMBRE, PER IL FROSINONE CHE SIA UN MESE DI LUCI. VIOLENZA CANCRO DELLA CIVILTA’, FATTI E NON PAROLE

 In Il Punto

Non esistono partite impossibili. E’ la 13.a giornata del campionato di serie A che lo dimostra. Turno non certamente da classificare positivo per il Frosinone che chiude con una sconfitta un mese di novembre, rivelatosi sostanzialmente rivitalizzante per la classifica. Delle ultime 6 squadre fanno punti tutte, tranne i giallazzurri.  Impresona del Chievo, che non fa pesare i 28 punti di differenza dal Napoli e va ad impattare al San Paolo con una buona dose di fortuna. Sorpresona dell’Udinese che nell’anticipo del sabato ha dato una lezione alla Roma con la testa alla Champions. Strepitoso l’Empoli che trova la seconda vittoria di fila dell’èra-Iachini ribaltando un’Atalanta presuntuosa, fallosa e pure arruffona a tal punto da far drizzare le antenne a Gasperini pure sullo 0-2. Il Bologna tiene testa con le unghie alla Fiorentina al ‘Dall’Ara’, confermando che i Viola lontano da casa non sanno vincere. Non fa notizia invece la vittoria del Parma che accarezza addirittura la zona Europa League (Sassuolo battuto con due gol in fotocopia) mentre l’eccezione è rappresentata della Spal che nelle ultime 4 partite ha ottenuto solo 1 punto e nelle ultime 9 appena 4. Infine il Genoa che si aggrappa ad un pari nel derby, anche se il portiere doriano Audero si è rivelato il migliore in campo. Stasera occhi puntati sul Cagliari che sfida il Torino privo del tecnico Mazzarri (auguri di una pronta guarigione).

AL ‘MEAZZA’ VINCE IL PRONOSTICO – Tra due squadre che contano defezioni prevale solitamente quella che, alle necessità più o meno obbligate di dover cambiare (l’Inter per gli infortuni e squalifiche, il Frosinone solo per gli infortuni), aggiunge la naturale e comprensibile qualità che la pone, per storia e geografia calcistica, tra le grandi indiscusse d’Europa. Tra Inter e Frosinone, quindi, oltre il pronostico di partenza (che però il Chievo ha smentito…), prevalgono alla fine della musica i neroazzurri. Non in maniera roboante ma quantomeno netta ed inequivocabile. Una sconfitta che – si passi l’accostamento un po’ forzato – fa morale a metà, se proprio si può mai accogliere positivamente un ko. A tenere il Frosinone non troppo al di sotto della linea di galleggiamento ci ha pensato Sportiello che pure sul tiro del vantaggio di Keita non è stato certamente aiutato da tutto quel movimento a tourbillon davanti a lui. Nei primi 45’ il Frosinone ha saputo resistere al tornado neroazzurro dopo gli sbandamenti iniziali. Quarantacinque minuti in cui il Frosinone ha mostrato cuore e carattere. Che, aggiunte alle parate di Sportiello, hanno permesso di stare dentro la partita. Di sfiorare anche il pareggio prima con Chibsah (troppo egoista al limite) e poi con Ciofani (grande gesto tecnico nell’unica palla che ha ricevuto in dono dai suoi).

UN MESE PER FARE 10 PUNTI – Diciamolo, era la partita più complicata. Che il Frosinone ha giocato pensando probabilmente alla prossima con il Cagliari. Bene ha fatto Longo a dare spazio a chi ne aveva avuto meno finora. Da qui al 29 dicembre 3 partite in casa e 3 fuori. E almeno 10 punti da mettere dentro senza badare troppo a quello che accade attorno.

QUELLE AMNESIE DA ELIMINARE – Quanto all’Inter, ha giocato l’unica partita tatticamente da giocare: assalto all’arma bianca all’area giallazzurra già dalle battute iniziali. E se poi, in aggiunta alla qualità, al pedigree, ai 60.000 del ‘Meazza’ che hanno spinto come indemoniati, i neroazzurri hanno trovato sulla propria strada un Frosinone tornato ad essere un po’ sbadato nei minuti iniziali dei due tempi (gol di Keita al 10’ del primo tempo e raddoppio di Lautaro al 10’ della ripresa), allora è facilmente comprensibile che tutto si sia fatto più complicato per la squadra di Moreno Longo.

VIOLENZA DA ESTIRPARE CON I FATTI – Se ne parla da una vita in Italia. Se ne parla, infatti. Perché l’Italia è il paese delle Leggi dribblate prima che lo diventino. Parliamo della sospensione delle partite per lancio di petardi: è norma dal lontano 2005. Era la Figc di Carraro. Lo precisava un Comunicato del 14 aprile 2005. Che recitava: «L’arbitro delle partite di calcio dovrà infatti sospendere la partita al primo lancio di petardi o oggetti idonei ad offendere». E se l’arbitro deciderà di non fare cominciare o di sospendere una partita «a seguito del lancio di oggetti, dell’uso di materiale pirotecnico di qualsisia genere o di strumenti ed oggetti comunque idonei a offendere», scatterà l’articolo del codice di giustizia sportiva che prevede lo 0-3 a tavolino a carico della società ritenuta responsabile. Diciamo che casi del genere se ne contano sulle dita di una mano…. dall’altra parte del mondo, però. Perché in Italia i petardi entrano, nonostante tutto. Scoppiano, nonostante tutto. E nessuno 0-3 a tavolino si è visto, nonostante tutto. Adesso però parliamo di altro tipo di violenza: i cori beceri, razzisti o di discriminazione territoriale. Nell’ultimo fine settimana? Niente affatto. Nell’ultimo fine settimana hanno avuto cassa di risonanza. Il presidente della Figc, Raffaele Gravina, chiede con forza un cambio di passo. E prima ancora c’erano state le parole del tecnico del Napoli Carlo Ancelotti, ora rilanciate dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. La speranza è che non si finisca come per i petardi: la norma c’è ma non si vede per non far torto a qualcuno. La violenza è il cancro della civiltà, quando passerà per intero questo messaggio, sarà una giornata trionfale anche per lo Sport nazionale.

Giovanni Lanzi

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