IL DIRETTORE SALVINI: “CREDIAMO NEL NUOVO PROGETTO MA FAREMO TUTTO PER IL FROSINONE”

Conferenza stampa 'fiume' del dirigente dell'Area Tecnica: "Obiettivi mai minimali da parte del presidente Maurizio Stirpe. Ai tifosi chiediamo di salvaguardare la maglia e aiutare chi la indossa. Nesta e lo staff preparatissimi: loro e i giocatori hanno un compito più difficile degli altri anni"
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FROSINONE – Settanta minuti di conferenza stampa. Ernesto Salvini, Direttore dell’Area Tecnica del Frosinone, ci mette la faccia anche se lui da questo luogo comune rifugge e lo sottolinea più volte. Soppesa tutto, motiva, spiega più volte. Tra corsi e ricorsi storici di machiavellica memoria. Ma allo stesso tempo non si nasconde dietro un dito. La notizia vera è alla fine della conferenza. Va colta. Perché il lungo prologo è servito a spiegare, evidenziare, anche rassicurare sul percorso e sulle strategie societarie. Che proprio per i motivi di cui alla fine della conferenza, non sono affatto mutati. Dicevamo della notizia vera: E’ questa, quando dice “…e chiaro che se non dovesse cambiare l’inerzia, siamo tutti pronti a fare di tutto e di più per modificare il corso degli eventi. Però sarebbe un grandissimo peccato. Questa nuova storia che stiamo tentando di scrivere è affascinante, se verranno superate le difficoltà iniziali può dare soddisfazioni immense”. Frase rafforzata dal concetto che chiude la parte della conferenza riservata alle domande dei cronisti, quando Salvini risponde a precisa domanda se questa situazione può prefigurare un alibi per squadra e tecnico: “… se c’è una cosa che so far bene è catalizzare le responsabilità. Non sarei io a ripetere queste parole tra 5 giornate. Al momento, sono solo prese di coscienza, riflessioni. In una fase come questa dobbiamo sforzarci affinché il progetto  tecnico decolli e si pianifichi…”.

Il nocciolo della conferenza è tutto cuore e Frosinone. Ma anche tanto sano realismo.

GLI OBIETTIVI RESTANO FISSATI – “Rimango meravigliato – esordisce Salvini che in avvio spiega che il target societario non cambia – della meraviglia stessa scaturita dal momento in cui abbiamo indetto questa conferenza. Perché quando si tratta di fare il punto della situazione, soprattutto se lo stesso non è brillantissimo, la mia presenza non è mai mancata. Se si fa un excursus delle conferenze stampa da 14 anni a questa parte nella mia militanza nel Frosinone, sono sempre avvenute in situazioni particolari in cui bisognava trasmettere serenità, far capire la situazione del momento e prendersi le responsabilità. L’altra cosa che mi ha meravigliato è la caccia a cercare di capire quale potesse essere l’argomento della conferenza. Il momento non positivo della squadra ha colto tutti di sorpresa anche se avevamo parlato alla vigilia di una stagione work’n progress che non avrebbe mai fatto rinunciare all’obiettivo minimo dei playoff. Ma il percorso è solo un po’ più particolare rispetto ad altre stagioni”.

IL CONFRONTO CON LA ‘PIAZZA’ NECESSARIO – “Credo che non è questo il momento dei processi e né quello delle scuse. Un dirigente di club, qualora si accorgesse di aver fatto male il proprio lavoro, dovrebbe chiedere scusa solo se avesse lucrato sui giocatori o perché i procuratori erano suoi amici, oppure ha compiuto altri atti contrari alla morale e all’interesse della Società. Un dirigente che deve chiedere scusa è un dirigente che lavora in malafede. Qui, oltre le critiche comunque giustissime, non è mai usanza nascondersi dietro gli altri quando le cose non vanno bene. Io posso essere anche non il massimo come dirigente di Società ma non sto qui a fare l’elenco delle cose positive che sono state centrate. Ogni volta che c’è qualcosa che non va bene il gioco più semplice è ricordare i fatti del passato, che invece è stato importante perché ci ha collocato in una dimensione nuova e ci ha permesso di pretendere un certo risultato dal Frosinone nelle stagioni successive, che non è più inteso come un miracolo. Qui oggi non c’è nessuno scoop da fare. Invece – ha spiegato il direttore dell’Area Tecnica – il punto della situazione prevede tante argomentazioni interessanti. Un buon dirigente, considerato che svolge un lavoro che interagisce con i sentimenti delle persone, ha il dovere di confrontarsi. Se i tifosi che credono davvero nel Frosinone e che amano questi colori hanno un momento di sconforto perché le cose non vanno bene, credo che sia dovere per un dirigente partecipare alla riflessione. E per farlo, un riferimento all’inizio di questa stagione va elaborato”.

L’ANALISI RETROSPETTIVA: LA RIPARTENZA DOPO LA DISCESA IN B – Salvini passa in rassegna il Frosinone dalla passata stagione. “Abbiamo subito la retrocessione, ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo ricominciato a lavorare in una certa direzione. Ci sono stati dei cambiamenti nel settore tecnico. Debbo dire in coscienza che non posso rinnegare nulla di quanto fatto da me e dai miei collaboratori, perché del resto tante strategie di questi anni sono state partorite da me. Ed hanno prodotto, dopo i normali aggiustamenti, il minimo indispensabile per dare continuità al prodotto Frosinone, a questa Azienda. Siamo ripartiti volendo alzare l’asticella sul lavoro da svolgere. Dissi alla presentazione di Novakovich una cosa che potrebbe sembrare assurda ma fa parte della progettualità: volevamo fare qualcosa di più perché alla fine della stagione precedente non è stato facile rimettere insieme i cosiddetti cocci, così come avvenne in occasione della prima retrocessione. C’erano delle particolarità da risolvere ma anche un comune denominatore: ricostruire un percorso vincente, da seguire attraverso un progetto che sarebbe cambiato. Abbiamo cercato di tenere quei giocatori di proprietà che ritenevamo fondamentali. Per trattenerli è stato fatto un grandissimo sforzo da parte dalla Società. Abbiamo detto loro: in serie A ci siete stati col Frosinone, se ci volete tornare dovrete farlo col Frosinone. L’operazione non è riuscita solo con un calciatore (D. Ciofani, ndr): nessun tipo di argomentazione lo ha convinto. Per il resto, tutto quello che di buono era nella rosa, è stato mantenuto”.

LA DIFFERENZA TRA SERIE A E SERIE B: LA QUALITA’ – “Il pensiero è andato su questo ragionamento – ha continuato Salvini -: abbiamo perso due grandissime occasioni in serie A. Che non abbiamo saputo sfruttare appieno. Per motivi differenti. L’errore principale è stato quello di non saper far tesoro dell’esperienza precedente. Non abbiamo usato tutte le nostre capacità. Abbiamo cercato anche le motivazioni: ad esempio la grande qualità che c’è in serie A (e qui Salvini con un eccellente esercizio di onestà fa anche una sorta di ‘mea culpa’, tante volte infatti è stato fatto cenno alla famosa qualità, grande assente in quelle squadre di serie A, ndr). In B gli obiettivi debbono essere raggiunti con un calcio aggressivo, in A con la maggiore qualità della giocata. Ci siamo detti: cerchiamo di vedere più a lungo. Programma che magari può essere sbeffeggiato se le cose non vanno bene. Ma anche nelle passate stagioni la nostra lungimiranza che ci ha consentito di ottenere risultati importanti, che nessuno prevedeva. In questo caso vedere più a lungo voleva dire impostare una squadra che giocasse un calcio diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati”.

NO A PROGRAMMI MINIMALI, IL CLUB PUNTA AL RILANCIO – “Abbiamo cercato di programmare una stagione differente, provando un nuovo modo di fare calcio. Per metterlo in pratica, abbiamo poi incanalato il lavoro: dalla scelta dello staff, ai calciatori. Il ‘pronto subito’ non esiste, il risultato è una cosa che arriva col tempo. In serie B partire benissimo non garantisce la vittoria finale ma partire male ti dà quella pressione che può essere da ostacolo alla prosecuzione del progetto impostato. Qui il punto cruciale: quando una Società cerca di trattenere i migliori calciatori significa che vuole insistere sul percorso da far fare alla sua Azienda. E cioè fare cose importanti e non minimali. Quando poi, anche ascoltando il parere del tecnico, sono arrivati giocatori importanti che danno l’idea di essere capaci di coprire le lacune esistenti, possiamo dire di essere davanti ad una Proprietà che vuole rilanciare”.

AI TIFOSI: SALVAGUARDIAMO LA MAGLIA – “Qui arriva il punto cruciale della conferenza – continua Salvini -. Non possiamo essere contenti dell’andamento ma abbiamo la coscienza di aver fatto le cose secondo criterio. E l’unico messaggio che vorrei riuscire a dare al tifoso è questo: a prescindere da chi indossa la maglia o da chi gestisce la Società, in assoluto da salvaguardare è il bene della maglia stessa. Io dico: se sentite vostra questa maglia e mi rivolgo al tifoso vero, se chi ha l’onore di indossarla ha difficoltà a potersi esprimere, va aiutato. Non è la miglior medicina criticare. Non dimentichiamo che tutto questo gioco si regge sulla passione. E’ la passione che muove tutto. Il proprietario vero, e faccio riferimento ad una citazione del presidente Maurizio Stirpe datata nel tempo, è il tifoso. Non è una esagerazione. Se il tifoso ci ricorda che il bene è la maglia, significa che anche quando cambiano i personaggi, è la maglia a dover essere salvaguardata”.

I GIOCATORI E LO STAFF – Salvini parla del core business: squadra e staff. Perché sono loro che muovono il ‘mondo’ Frosinone, piaccia o no. “Abbiamo giocatori gestiti da uno staff preparatissimo. Voglio ricordare che tecnici che ci hanno fatto vincere nel passato sono partiti anche loro con delle difficoltà. Quando prendi un tecnico con poca esperienza (Nesta, grande campione da calciatore è ancora un tecnico con poca esperienza, ndr), deve avere la possibilità di permettersi qualche errore. Aggiungo: l’allenatore perfetto non esiste ma quello che sbaglia meno. E per sbagliare meno l’esperienza è determinante. Sulla bontà delle idee di Nesta e del lavoro suo e dello staff metto la mano sul fuoco. Vediamo loro ed i giocatori ogni giorno. Hanno un compito più difficile delle altre volte. Questo porterà delle difficoltà che devono essere superate il prima possibile, così come siamo consapevoli che le critiche che piovono addosso sono sacrosante per tutti noi. Tolto il Presidente che lo stipendio lo dà e non lo prende (come fanno tanti presidenti in Italia e in Europa, ndr). Abbiamo la fortuna di fare un lavoro da privilegiati, un lavoro bello. Un lavoro che fa sudare, ci fa arrabbiare, ci fa piangere di rabbia. Tutte cose che avvengono dietro quel muro che si ha il dovere di costruire. Perché un dirigente ha il dovere di dare serenità in momenti del genere”.

LA SINTESI: IL MOMENTO, IL TIMING PER RISOLLEVARSI – Il direttore dell’Area Tecnica va al sunto finale. Che poi rappresenta una sana ed attenta riflessione: “Alla fine di tutto, il messaggio che riassumo è questo: indubbiamente il momento non è semplice ma crediamo nel lavoro. E ribadisco il sacrosanto pensiero dei tifosi e cioè che l’unico bene prezioso che sentono loro è la maglia. Ma per farlo devono salvaguardare e difendere anche chi in quel momento la indossa. Se in questo momento il tifoso non si rispecchia nella prestazione del calciatore, non è certo dovuto alla scarsa volontà del calciatore stesso ma semplicemente perché si sta intraprendendo un percorso nuovo. La modifica del modulo ad esempio comporta un processo non rapido, come non è semplice assimilare i nuovi dettami tattici. Questo gap sarebbe più facilmente superabile con un po’ di fortuna in più (finora mancata, ndr) e con il risultato. A noi tutto questo sta mancando. Questo è un processo che deve andare avanti con l’apporto di tutti. Perché anche gli infortuni non ci hanno certo aiutato. Questo è il momento di dare coraggio per tutelare la maglia, patrimonio della Città e della provincia. Bisogna avere fiducia e lavorare. Alla fine sono convinto che il lavoro pagherà. Ma è chiaro – chiude Salvini – che se non dovesse cambiare l’inerzia, siamo tutti pronti a fare di tutto e di più per modificare il corso devi eventi. Però sarebbe un grandissimo peccato. Questa nuova storia che stiamo tentando di scrivere è affascinante, se verranno superate le difficoltà attuali può dare soddisfazioni immense”.

Giovanni Lanzi

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