MANUEL PASQUINI E IL FROSINONE, UNA SCINTILLA D’AMORE
“Alla scoperta del mondo Frosinone…”: riprende per il gran finale della stagione 2022-’23 la rubrica periodica che, in continuazione con la prima fase chiusa nel dicembre scorso, ci permette di andare alla scoperta delle diverse figure professionali all’interno del Frosinone Calcio che lavorano lontano dai riflettori della ribalta quotidiana. Oggi è la volta di Manuel Pasquini, 8 anni nel Club giallazzurro, Social Media manager.
Manuel, ormai il Frosinone è nel tuo destino. L’appuntamento con te, dal giorno del ritorno alla base, era fissato per la fine del campionato. Quasi fosse un segno premonitore. Ma prima raccontaci di te. No-limits.
“Ho 30 anni, figlio unico. Mio papà Fabio è funzionario Acea e mia mamma Gabriella, lavora in Amazon. Ho conseguito la Licenza Liceale allo ‘Scientifico’ di Colleferro e sono ad un passo dalla Laurea in Servizi Giuridici dello Sport presso l’Università di Cassino Lazio Meridionale. La mia passione per il calcio è… (ride, ndr) è patologica, praticamente. Ho iniziato a collaborare con una rivista specializzata, ‘lalaziosiamonoi’, all’età di 16 anni. Avevo il pallino del giornalismo, del racconto. Durante i miei anni allo Scientifico sono stato infatti il fondatore e il caporedattore della rivista della Scuola, si chiamava ‘Liberamente’. A Frosinone arrivai quasi per gioco. Lo racconto perché è un aneddoto simpatico: venni per la prima volta al Comunale come inviato proprio de ‘lalaziosiamonoi’ per la gara di Coppa Italia Frosinone-Salernitana di serie C, avevo 19 anni. Fu il classico fulmine e ciel sereno con tutto l’ambiente. Mi innamorai subito. La prima persona con la quale parlai fu Raniero Pellegrini, l’allora Segretario Generale. Mi dette appuntamento in occasione di Frosinone-Grosseto, campionato di serie C 2013-’14, i giallazzurri vinsero 3-0. E da lì iniziò quella che io definisco la mia splendida avventura con il Frosinone Calcio”.
Un ragazzo come te che vive full-immersion nel mondo dei social, come si approcciò al lavoro in un Club che allora sta per tornare in serie B?
“A quei tempi i social erano in una fase ancora interlocutoria. Io facevo la cronaca della gara su Facebook e Twitter perché Tik-Tok non esisteva e Instagram era in una fase embrionale. Ma voglio ricordare un altro aneddoto, la cosa più emozionante di questa cavalcata: quando lasciai ‘lalaziosiamnoi’ dissi al direttore della testata Alessandro Zappulla che si mostrò perplesso della mia scelta: chissà che tra qualche anno non ci ritroveremo in serie A insieme. Ebbene da quel giorno questa è la terza volta che ci ritroviamo in serie A. Ah, per la cronaca, da quando sono a Frosinone (ride, ndr) questa è la mia quarta promozione. Amuleto? Non saprei, non credo. Non ho certamente meriti di campo. Ma sono strafelice, qui a Frosinone sono sempre emozioni bellissime da vivere”.
Tra il Frosinone e… il Frosinone, anche una esperienza lontano dalla quella che è la tua naturale ‘culla’ calcistica e sportiva. Ce la racconti?
“Nella mia quasi decennale storia con il Frosinone, c’è stata anche una parentesi che comunque ritengo formativa, con lo Spezia. Durante il periodo del Covid nacque quasi per scherzo questa opportunità. Lo Spezia era allora spalle del Frosinone ma il caso volle, dopo la ripresa del campionato, che in finale si affrontassero proprio Frosinone e Spezia. La scelta di andare lì fu più personale che professionale, mi affascinava il fatto di potermi mettere alla prova in un altro ambiente, in un’altra realtà che si apprestava ad affrontare il primo storico campionato di serie A. Ma è stato strano perché proprio a La Spezia mi accorsi quanto io al Frosinone mi senta attaccato visceralmente. Mi ricordo che prima di decidere di andare, trascorsi 4-5 giorni di dubbi, poi decisi di tuffarmi in quella avventura che, alla resa dei conti, posso affermare mi abbia fatto crescere in modo particolare sotto due punti di vista: quello personale perché ho vissuto lontano da casa nel momento più difficile vissuto da tutto il mondo per la pandemia, senza la possibilità di vedere la mia famiglia per 4-5 mesi e poi dal punto di vista professionale perché non è semplice rimettersi in gioco in un ambiente nuovo e perdipiù in serie A. Con tempi ristrettissimi perché, la stagione ripartì esattamente dopo 10 giorni da quella doppia finale”.
E la nuova scintilla con il Frosinone?
“Quella scintilla per me non si è mai affievolita. Anzi, ero uno ‘scoccare continuo di emozioni. Quando sono tornato per la prima volta a casa, nel dicembre 2020, chiesi ai miei amici del Frosinone di poter tornare a vedere la partita al ‘Benito Stirpe’. Ma purtroppo il Covid aveva colpito un po’ tutti e mi fu impossibile. Ma per far capire meglio cosa rappresenta per me il Frosinone, racconto un altro particolare: lo scorso anno i canarini all’ultima giornata del girone di andata giocavano a Pisa e approfittando di una pausa, andai a far tifo per la squadra di mister Grosso. E vincemmo 3-1. Quanto alla decisione del ritorno, mi arrivò una telefonata dal direttore Gualtieri che mi chiese senza troppi giri di parole: torneresti a Frosinone? Io risposi sì senza indugi, feci armi a bagagli e tornai a casa. Senza dimenticare due annate bellissime allo Spezia con altrettante salvezze e tanti bei momenti vissuti con tanti colleghi e tesserati”.
E come è stato il nuovo impatto con il Frosinone?
“Io sono tornato il 12 ottobre 2022, per me è stato come tornare al 30 agosto 2020. Una esatta continuazione del mio rapporto viscerale con questi colori giallazzurri. Tutti i colleghi di oggi al Frosinone li sentivo praticamente sempre quando ero allo Spezia, con Massimiliano addirittura tutti i giorni”.
Un flash sulla stagione trionfante appena conclusa.
“Fatemi dire: è stata la stagione che ho vissuto ancora più intensamente a livello emozionale. Due date su tutte, per me: il giorno del mio (ri)esordio fu a Venezia, nemmeno tanto ‘casualmente’ finì 3-1 come quella partita che avevo visto a Pisa al fine del girone di andata della stagione precedente. Al 2-1 di Mulattieri credo di aver esultato in maniera unica. Stessa esultanza al gol di Borrelli al Bari in casa. E poi semplicemente è stato un crescendo rossiniano che non debbo certamente rispolverare io nelle menti di tutti noi”.
Manuel, si spieghi il tuo ruolo di social media manager? I tuoi obiettivi professionali nel Frosinone.
“Il mio compito è quello di far vivere a 360 gradi in maniera più colloquiale possibile il mondo del Frosinone Calcio. Scrutare le emozioni dei giocatori, prima, durante e dopo. Coinvolgere i tifosi, creare video clip emozionali, seguire totalmente tutte le attività del Frosinone. Ma tutto questo a me piace approcciarlo da persona appassionata di calcio, non solo da social media manager che lavora dentro un Club. Attraverso questa nuova Serie A aumenteranno sicuramente impegni e responsabilità. Perché la Serie A ha ormai una portata mondiale, arriva nei cinque continenti affinché tutti possano apprezzare la passione ciociara, il ‘brand’ Frosinone. Professionalmente a me piacerebbe fare uno step successivo creando un ‘plus’ emozionale: possono essere ad esempio ‘podcast’ con le voci dei giocatori, i ‘challenge’ e tante iniziative volte a coinvolgere il tifoso dentro il mondo-Frosinone”.
Cosa è per te il Frosinone?
“Il 30 agosto 2020 scrissi una lettera sui miei 7 anni nel Frosinone. Era come un puzzle dei miei 7 anni precedenti, ogni stagione mi appuntavo qualcosa di significativo. E in quella lettera c’era una frase finale: il Frosinone mi ha insegnato che i sogni possono diventare realtà. Perché? Perché li ho vissuti sulla mia pelle: perdemmo col Perugia nella stagione regolare di serie C ma salimmo dai playoff col Lecce, pareggiammo 2-2 con il Foggia e vincemmo i playoff… Ecco, a Frosinone ho ritrovato quanto è bello sognare”.
Giovanni Lanzi