STIRPE, OTTAVIANI E LE DOLCI NOTE PER L’ULTIMO APPLAUSO AL COMUNALE

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Parole e musica per un addio dolcissimo, commovente, anche struggente. Sulla tribuna centrale dell’ormai ex stadio cittadino 300-400 persone a sfidare l’afa immediatamente post-pomeridiana di questo giovedi 6 luglio. Il Comunale, o il ‘Matusa’ come tanti lo hanno chiamato in questi 70 anni di vita vissuta, la gloria di cemento che ha resistito alle gioie irrefrenabili ed anche ai giorni difficili: il momento del distacco è arrivato. Dolce e struggente, appunto. Le parole sono quelle del presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe e del primo cittadino, Nicola Ottaviani. Le note del maestro Maurizio Turriziani e della pianista di Boville, Erika Astolfi. Bravissimi. Per tutti un lungo applauso. In quell’ora e mezza concentrata, a quei tanti con i capelli bianchi che assistevano in silenzio quasi religioso probabilmente è tornata sicuramente in mente la Storia del Frosinone. E’ comparsa anche qualche lacrima, ben nascosta però. Sulle note di un repertorio fantastico che il duo Turriziani-Astolfi ha regalato con un tocco magico, suadente. Tra il pubblico anche parenti di grandi glorie giallazzurre. Come la figlia dell’indimenticato Piero Del Sette, di recente scomparso, ad appena qualche giorno di distanza un altro grande di un Frosinone che fu, Alberto Recchia.

Il presidente Stirpe è arrivato al Comunale con la precisione di un orologio svizzero. Emozionato anche lui. Dopo la full-immersion al ‘Benito Stirpe’ con gli sponsor (vedi articolo a parte) che hanno risposto in massa alla chiamata del club. Il sindaco Nicola Ottaviani lo ha seguito di qualche minuto. A centrocampo flash, telecamere, microfoni e taccuini aperti per un breve ma significativo saluto.

Il primo a prendere la parola è il sindaco Ottaviani: «Oggi stiamo per celebrare allo stesso tempo – esordisce – una chiusura ed una apertura. Grazie ad una grande operazione compiuta in sinergia con il presidente Maurizio Stirpe e con la sua famiglia, stiamo ridisegnando l’assetto urbanistico della città di Frosinone. Questo che era il vecchio quartiere glorioso del calcio e dello sport, si trasforma nel parco Matusa. Passiamo, quindi – prosegue il primo cittadino – dal concetto dello sport a quello che riguarda un concetto più ampio, legato alla vivibilità delle famiglie, all’ambiente, alla socializzazione e più in generale ad un differente assetto del territorio. E’ caratteristico vedere che man mano gli operai continuano a lavorare, arretra il profilo della struttura sportiva e avanza quello che invece rappresenta il profilo di natura ambientalistica. In passato l’idea di realizzare nuove palazzi in questa zona – sottolinea ancora Ottaviani – l’abbiamo cestinata, portando avanti questa nuova strategia. Dando anche un’altra dimensione al quartiere. Ecco perché questo piccolo evento lo celebriamo assieme al patron Stirpe perché questa grande innovazione è stata resa possibile grazie all’eccellente connubio tra pubblico e provato. Che debbono coesistere anche in ragione di un diverso modo di ragionare, funzionale al futuro che abbiamo davanti. Ci fa onore la presenza del presidente. E – annuncia il sindaco prima delle parole di Stirpe – faremo anche uno scambio tra noi, simbolico ma significativo: un pallone con una zolla. Proprio per rappresentare questo connubio verso il futuro».

Ed ecco il massimo dirigente giallazzurro: «Certamente qui dentro si è scritta tutta la storia della società che ho l’onore di presiedere. L’evento sportivo, la parte emotiva, rimarrà nei cuori di tutti. Un po’ di emozione c’è, sarei un ipocrita se dicessi il contrario. Però in questo momento prevale un altro sentimento. I tifosi, i giornalisti, tutti hanno vissuto le emozioni dal punto di vista sportivo. Come è giusto che sia. Io mi ricordo questa struttura anche per le tante criticità affrontate in questi anni. Già dalla promozione dalla serie C2 alla serie C1. Fu un tour de force per avere l’agibilità. Da questo punto di vista non la rimpiangerò affatto. Però c’è un’altra carica simbolica: quello che è stato fatto qui deve essere un punto di partenza, uno stimolo a fare per il futuro. Certamente – ha proseguito Stirpe – per quelli che possono essere gli interessi particolaristici, provo a fare questo ragionamento: se ognuno di noi, partendo da quelle cose che si possono realizzare in maniera concreta, prendesse spunto da ciò che siamo riusciti a mettere in opera e provasse a sua volta a raggiungere un obiettivo, forse avremmo una città migliore. E soprattutto incominceremmo a non essere più abituati a lamentarci delle cose che siamo poi noi a determinare. Il futuro dovremmo essere bravi a determinarlo e costruirlo da soli. Lasciatemi dire che dobbiamo saper voltare pagina, amare il territorio e la città in cui viviamo ma proiettarci nel futuro».

I cronisti incalzano: presidente, l’emozione più bella in questo stadio che sta per lasciarci? «L’emozione più bella? Quando siamo andati in B nel 2006 per la prima volta. Quando siamo tornati in B dalla Lega Pro, fu un’emozione forte. Quando siamo andati in A, emozione fortissima. Non saprei quale scegliere ma se dobbiamo sceglierne proprio una, il passaggio dalla serie C alla serie B perché c’era mio padre e ce la siamo goduta assieme». Il sindaco lo abbraccia. C’è lo scambio di doni. L’emozione lascia spazio alla commozione. Sulle note di Maurizio Turriziani al contrabbasso ed Erika Astolfi al piano sarà ancora più forte. Fino all’applauso finale. Bellissimo. Così il Comunale, anzi il ‘Matusa’ come è stato conosciuto in Italia, ci ha lasciato.

Ufficio Stampa

Frosinone Calcio

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