“A GENNAIO VOGLIAMO MUOVERCI SUL MERCATO, A PATTO CHE ARRIVINO I PUNTI. IL TEMPO PER SVOLTARE C’E'”

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FROSINONE – Spazio alle domande al termine della conferenza. Maurizio Stirpe va al cuore dei problemi con estrema capacità di sintesi nelle risposte.

“Quello che pensiamo di fare in questo momento? Esattamente quello che stiamo facendo. Noi crediamo che non si fosse completato il percorso di integrazione e di crescita della condizione atletica. Facendo il ritiro abbiamo voluto far cadere discorsi legati alla alimentazione, aspetti relativi alla forma o far cadere le ultime credenze sul Canada. Sul Canada si potrà dire che non hanno giocato col Real Madrid ed hanno giocato con altri. Per tagliare la testa ad ogni tipo di considerazione ho pensato al ritiro. Quanto durerà? Fino al momento in cui da questo tipo di iniziativa trarremo indicazioni positive. Fino ad ora l’esperimento viene valutato in maniera positiva. Quando vedrò persone arrabbiate, cambieremo la valutazione. Fatto questo, ci attendiamo i risultati. Se non dovessero arrivare, il conseguimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati verrebbe meno e non vorrei cominciare a parlare prima del tempo già del futuro. Ma è prematuro. Ribadisco che il sale del calcio sono le critiche e le polemiche, ma vi dico anche io sono un attento lettore di tutti voi in maniera costante. Vi prego di fare attenzione a cose scritte per captare la benevolenza di un mondo che mettere in funzione la ghigliottina”.

Il mercato che verrà: “Io penso che la Società si muoverà sul mercato di gennaio. Dobbiamo essere nella condizione di muoverci. Se dovessimo avere un punto alla fine del girone di andata bisognerà pensare alla prossima stagione. Se la condizione relativa fosse quella di oggi direi che si può intervenire. L’importante è arrivare nella condizione di poter sperare. Fino ai limiti di quello che possiamo mettere lo metteremo”.

Stirpe poi aggiunge: “Non dico che bisogna scrivere che va tutto bene, dico invece che vanno valutate tutte le situazioni..”.

E sulla richiesta del Frosinone per il caso dei palloni, specifica: “Citro è stato deferito dal Frosinone. Lui non vestirà più la maglia del Frosinone anche se ha due anni di contratto”.

A proposito del Palermo: “Avevo la certezza che Zamparini si sarebbe mosso in un certo modo”.

Il mercato: “Ola Aina non è un giocatore del Frosinone per valutazioni del suo procuratore, era in quei 20 giorni di trattativa un giocatore sconosciuto al Torino. Siamo stati dietro a Perez poi se ti arriva il West Ham ed offre la luna nel pozzo non possiamo stare dietro e la colpa di chi è? DI Capozzucca e Giannitti? E potrei citare i cassi di Danilo, di Silvestre. Gente che è stata contattata e che non è venuta non certo per nostra incapacità. Noi lavoriamo su una griglia che ci dà l’allenatore. I direttori? I ruoli sono chiari: c’è il ds e il consulente. Che va a fare quello che tu gli chiedi di fare. La linea operativa è stata condivisa con i direttori, il capo della linea tecnica Salvini e il sottoscritto che mette la firma. Tante volte mi propongono idee brillanti ed io le boccio per i motivi più disparati. Quando parlo di responsabilità collegiale, la prima responsabilità è la mia. Vi faccio un esempio: chiamai Sartori dell’Atalanta, volevo Cornelius ma valeva un quarto dei ricavi del Frosinone”.

L’ipotesi di cessione del Frosinone: “Oggi se uno volesse vendere il Frosinone, lo può fare. Il giorno che dovessi stancarmi, chiamerei due dei migliori advisor in Italia e chiederei loro di lavorare alla cessione della Società. Non siamo in questa condizione ma dobbiamo evitare di arrivare a quella condizione. Ripeto: non voglio far veicolare un messaggio sbagliato ma teniamo conto di tante circostanze attenuanti che ci vanno riconosciute”.

Una precisazione: “Sull’anello attorno allo Stadio ho dimenticato un aspetto: su tutte le parti di recinzione a muro ho chiesto di fare realizzare dei murales attraverso l’Accademia delle belle Arti”.

L’affare Campbell: “La trattativa con l’Arsenal ci fa capire in quale dimensione siamo entrati. Vi dico di più: quando ho letto la carta intestata del club inglese mi sono chiesto dove eravamo arrivati”.

Giovanni Lanzi

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