BARONI C’E’, PRIMA STIRPE RINGRAZIA LONGO: “PAGA L’ANSIA DELL’AMBIENTE”. E AGGIUNGE: “COMMENTI GIUSTIZIALISTI, CHIEDO CORRETTEZZA”

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FROSINONE – Marco Baroni è praticamente con i due piedi dentro la porta, alle spalle della sala conferenze del ‘Benito Stirpe’. Ma è il momento del classico e dovuto ‘onore delle armi’. I ringraziamenti a Moreno Longo dopo l’ufficializzazione dell’esonero apparsa qualche minuto prima sul sito ufficiale della Società giallazzurra. E poi le motivazioni che lo hanno spinto ad assumere questa decisione. La prima parte della conferenza stampa del presidente Maurizio Stirpe – a poco più di due mesi dall’ultima volta, il 15 ottobre scorso – è un momento in cui il massimo dirigente del Frosinone pone inevitabilmente i puntini sulle ‘i’, una sorta di check-point stagionale. Parla a presenti ed assenti senza metafore, abbraccia, avvolge anche con un gioco di sguardi che ruota sulla sala a 180° ma non si limita a questo, che è già tanto. Ha letto i giornali, i commenti, i giudizi. E nel suo intervento lo fa capire.

«Come avrete letto dal comunicato stampa, abbiamo sollevato Moreno Longo dall’incarico e dal rapporto di lavoro che lo legava alla nostra Società. Sappiate bene che non è una decisione che mi ha fatto piacere assumere. Ritengo – dice Stirpe che come sempre parla a braccio – che al di là di ogni altra considerazione, il motivo essenziale dell’esonero risiede nell’eccesso di ansietà nell’ambiente, per cui la permanenza di Longo era diventata dal punto di vista ambientale difficile. Durante la mia vita non ho mai voluto puntare le pistole alla tempia a nessuno, ho assunto questa decisione di conseguenza dopo averla condivisa con i miei collaboratori. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto ed ha dato al Frosinone. E’ stato un allenatore importante, ha conquistato una promozione in A, rimarrà nella storia di questa Società. Purtroppo le cose non sono andate come volevamo, come avevamo previsto potessero andare. La parte finale del nostro rapporto di collaborazione, non solo riferito a lui ma anche a quello che succede da 2-3 settimane a questa parte nell’ambiente, lascia veramente tante perplessità».

E qui il presidente entra nella parte più delicata del suo intervento. «Ripeto, vedo, noto tanta ansietà, un modo di ragionare cafonesco a giustizialista. Un modo di ragionare che non tiene assolutamente in debita considerazione i percorsi che questa Società ha compiuto in 16 anni, tende a banalizzare tutto in un risultato sportivo non rendendosi conto che parliamo di serie A, non rendendosi conto che parliamo di Frosinone, non rendendosi conto conto degli sforzi che la Società sta facendo per tenere alto il nome della Città e della Società stessa. Leggo su alcuni organi di stampa che le operazioni di valorizzazione del brand sarebbero da non fare perché in pratica bisognerebbe prima potenziare la squadra e poi valorizzare il brand: vi dico che questa affermazione è fatta da persone cafone, ignoranti, le rispedisco al mittente. Ragionare con persone che scambiano causa per effetto è una cosa ridicola. Comincio a vedere presupposti di chi vuole iniziare a farsi del male. Possiamo continuare su questa strada ma in tal caso ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Perché io non nutro sensi di colpa nei confronti di nessuno e penso di essere a credito e non a debito. Da questo punto di vista – alza il tono  del suo intervento ma mai della voce, a sostegno delle strategie del Club – non trovate persone arrendevoli, trovate gente che è consapevole del ruolo che sta svolgendo all’interno di questa operazione e rivendicano rispetto ed educazione. Rivendicano correttezza nell’interpretazione anche degli accadimenti e dei fatti che si verificano, nello svolgimento di tutto quello che ruota attorno al Frosinone. E rivendicano anche l’oggettività nella valutazione».

Poi aggiunge, anzi ribadisce concetti coerenti con i suoi 16 anni di presidenza e che ritroviamo spesso nei suoi interventi a scandire la crescita della Società: «Da questo pinto di vista c’è un corto circuito in questo momento, c’è un eccesso di aspettative. Non dimenticate mai da dove siamo partiti e dove siamo. Ricordatevi sempre il prato del Matusa con l’erba alto un metro. E ricordatevi dove siamo oggi. E il percorso compiuto, con la collaborazione, affetto e comunione di intento da parte di tutti. Ogni volta che questa collaborazione, questo mix positivo è venuto meno, si sono creati danni. Proviamo a non attuare questa cattiva pratica, andando ad analizzare le ragioni che ci hanno condotto a questo momento. Dobbiamo provare a correggere gli errori che ci sono e però non ci debbono far assimilare la nostra esperienza a quella di Milan, Inter o Real Madrid. Noi siamo sempre il Frosinone. Possiamo fare un percorso per restare nel calcio professionistico che significa restare tra le prime 30-40 squadre in Italia. Se non abbiamo umiltà e compattezza noi ci facciamo solo del male. Meglio di così non si può fare ed invece è molto probabile che si vada peggio. E allora facciamoci un esame di coscienza, visto che Natale siamo tutti più buoni. Ritengo chiuso il capitolo relativo a Moreno Longo». Baroni ancora non è comparso sulla scena ma il tecnico fiorentino con il suo staff è nella pancia dello Stadio già da qualche ora.

Giovanni Lanzi

  • prima parte
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