CONOSCIAMOLO MEGLIO…BRYAN CABEZAS

 In Primi Piani, Senza Categoria

Un prestito, un 1997, dall’Atalanta. Si arriva tranquillamente subito a capire che ad appena 21 anni se sei un giocatore dell’Atalanta e hai già qualche presenza nella nazionale ecuadoregna sicuramente hai un gene in grado di poter fare grandi cose. Si chiama Bryan Alfredo Cabezas Seguera il centrocampista dell’Avellino nato a Quevedo il 20 marzo 1997. Una città, Quevedo, facente parte della provincia del Los Rios che guarda caso ha la bandiera bianco verde. Bianco verde come i colori sociali del Panathinaikos squadra che ha cullato Bryan per sei mesi nel 2017. Bianco verde come la squadra irpina che si gode Bryan fino a fine stagione. Ma andiamo con ordine.

Brayn comincia a giocare nell’Indipendiente del Valle e a 18 si mette in mostra in Libetadores arrivando quasi a vincere quella coppa che lo avrebbe davvero consacrato. A suon di gol, elimina il Boca Juniors in una rocambolesca gara di semifinale d’andata. In finale nulla può contro l’Atletico Nacional, i colombiani dettano il ritmo sin dall’inizio e l’Indipendiente non riesce a passare. Ma Bryan ha appena 19 anni e tanta fame di arrivare. Le sirene europee iniziano a suonare e l’Atlanta si precipita ad acquistarlo, lo fa esordire in Serie A contro la Roma il 15 aprile del 2017, e poi via a fare gavetta, una gavetta in bianco verde. Bryan parte prima per la Grecia, direzione Panathinaikos, qui 14 presenze e 2 gol in Europa League, e poi da gennaio ad Avellino. All’ombra del Partenio solo 6 gare e nessuna realizzazione complice però un infortunio che ora sembra aver superato del tutto.

A suon di dribbling e giocate di finezza il classe ’97 riesce a rendere pericolosa una giocata apparentemente innocua e di questo se ne accorge anche il ct della nazionale ecuadoriana che lo convoca ben 2 volte, lui che ha appena 21 anni.

Potrebbe scendere in campo domani Cabezas, al Partenio si attendono molto da lui. Lui spera di non far rimpiangere ai bergamaschi l’investimento fatto l’estate scorsa e il suo destino sembra proprio essere legato a due colori: il bianco e il verde, i colori del suo sudore la gradazione cromatica della sua gavetta.

Jacopo Gismondi

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