DANIEL, PILLOLE DI SAGGEZZA: “SE STIAMO LASSU’ CI SARA’ UN PERCHE’… E VOGLIAMO RESTARCI”

 In Prima Squadra, Senza Categoria

Il personaggio della conferenza stampa in casa Frosinone è il grande assente, Daniel Ciofani. Uomo squadra, uomo spogliatoio. Nonostante quell’infortunio alla fine del primo tempo col Venezia lo abbia rimandato alla prossima stagione, nel momento del massimo sforzo della squadra lui è là: a  dare serenità dall’alto della sua mole imponente e della sua esperienza.

Daniel, ci puoi ragguagliare questo primo mese di lavoro dopo l’intervento? Cosa hai fatto finora e cosa devi fare ancora? Peraltro ci risulta che farai l’intero recupero qui a Frosinone…

«Svolgerò il recupero alla Kinetick Sport Center di Zovini che è venuto con me a Turku in Finlandia. Abbiamo parlato con il professore chemi ha operato. Ci ha dato una tabella di marcia che prevedeva di non fare nulla nelle prime tre settimane, tranne ghiaccio sulla parte. Fino ad ora quello che ci ha detto si è verificato, ora ho iniziato degli esercizi di sommetria e piscina per il tono muscolare. Cammino bene ed eccomi qui».

Il più grande rammarico è di non poter dare una mano alla squadra. Come stai vivendo questi momenti e pensi che l’esperienza dell’anno scorso possa essere utile?

«Se ogni anno ci troviamo qui vuol dire che siamo una squadra forte. Per il resto sotto il profilo personale è dura restare a guardare, non posso dare il mio apporto in campo ma cerco di darlo con la carica dal di fuori. E aggiungere positività per affrontare l’ultimo step. Credo di fare la cosa giusta e penso di andare anche a Chiavari per stare vicino alla squadra».

Daniel Ciofani, conosci benissimo questo ambiente: cosa non dovrebbe fare il Frosinone per poter vincere?

«Io leggo tanti libri, uno di questo è The Secret: quello che non va fatto non va nemmeno nominato. Preferisco quello dire che va fatto, anzi che va usato: testa, cuore, attributi e piedi. Messe in ordine di importanza. I piedi contano il 10%, il 90% è il peso tutte le altre caratteristiche. Il Frosinone le ha anche se nulla è scontato come ha detto il presidente. Noi ci siamo e vogliamo restarci lassù fino alla fine».

C’è una cosa che ha fatto molto piacere evidenziare: tenere palla 3’ all’altezza del calcio d’angolo nel finale di partita. Un particolare che lo scorso anno pagammo pesantemente. E’ un segnale che dagli errori si può imparare?

«Questa cosa di dover imparare dagli errori non mi piace. L’esperienza insegna che bisogna fare certe cose in certi momenti. Anche a Cesena ho notato un accanimento contro questa squadra che non ci deve essere. Si può perdere ma la sconfitta va presa per quella che è. Il campionato è una corsa a tappe. E una tappa puoi anche perderla. Noi dobbiamo avere bene in mente le cose da fare e le abbiamo. La squadra è serena. Il passato ci deve dare esperienza ma nulla di più, il passato non vogliamo ricordarlo come un fardello. E se proprio dobbiamo, allora perché non cominciare dalla promozione in A, la finale col Lecce? E se andiamo ad analizzare gli ultimi anni sono più le cose belle che le cose brutte che abbiamo attraversato».

In queste settimane gli organi di informazione locali hanno preferito scrivere e valutare il lavoro del Frosinone. Altrove si pensa alle squadre che debbono incontrare il Frosinone.Perché tutta questa confusione?

«Ognuno fa il suo gioco soprattutto quando non può essere artefice del proprio destino. E’ umano farlo ma noi guardiamo all’interno di casa  nostra».

Non potendo fare l’attore protagonista in campo hai detto che sarai accanto ai compagni. Com’è da parte dei giovani del gruppo rapportarsi rispetto a quando avevi tu la loro età? E ancora: se devi pensare a Daniel Ciofani tra 10 anni lo immagini allenatore, dirigente o lontano dal calcio?

«C’è stato un cambio generazionale. Quandoavevo 20 anni non c’erano queste pressioni, l’informazione ora è immediata, ti possono raggiungere in qualsiasi istante. Tutti i giocatori sanno che non debbono leggere o far caso e certe cose che si scrivono. Ma accade a tutti, anche i grandi, di arrabbiarsi. E’ successo a Buffon, a Cristiano Ronaldo. Sono fortunato ad esserci arrivato in un’altra epoca anche se qualche voltaanche io ho dato peso a fattori esterni. L’unica cosa alla quale bisogna aggrapparsi nei momenti di difficoltà è a se stessi. I giovani calciatori dioggi hanno queste difficoltà, magari vanno aiutati da gente che come noi ha maggiore esperienza,anche se poi a volta anche noi dobbiamo avere dei punti di riferimento. E non è facile per nessuno. Nel futuro penso di fare il calciatore ancora per tanti anni però al momento non ho idea. Mi piace tantissimo il mondo del calcio equesto periodo mi ha permesso di vedere le cose da un’altra prospettiva».

Mancano tre giorni alla partita, i biglietti venduti nel settore ospiti a Chiavari si avvicinano a quota 500. Questo può essere un fatto positivo o c’è pericolo che qualcuno possa avvertire pressione?

«La pressione è data già dall’importanza delle partita. Il fatto di avere tanti tifosi del Frosinone è solo una cosa positiva e noi li ringraziamo sempre».

Secondo te quanto ha perso il Frosinone in personalità e pericolosità in zona gol senza la tua presenza?

«Ha perso una caratteristica che nella rosa potrebbe avere solo Volpe. Ma non sta a ma dire quanto e perché. Anzi, spesso quando sono in campo molti preferiscono che io non sia in campo. Adesso che manco mi vogliono in campo. Quindi, è una cosa bella ma non sta a me dire quanto il Frosinone abbia perso. Al massimo ha perso una caratteristica, come ho detto. Volevo sottolineare invece l’importanza di Citro, un ragazzo che è sempre nel vivo del gioco anche quando non tocca palla. Soprattutto nell’ultima gara hanno fatto una grande partita sia Ciano che Dionisi che lo stesso Citro. Cercando di non perdere mai palloni, secondo un motivo tattico ben preparato».

Non sappiamo se ci sarai a Chiavari, ma se dovessi esserci preferisti stare in tribuna o tra i tifosi?

«Mi piacerebbe stare in curva ma rischio di farmi male perché dovrei saltare ed urlare. Dalla tribuna cerco di controllarmi pur continuando ad incitare i compagni».

Sei concentrato su quella partita o avrai un orecchio sulle altre?

«Tutte e due le cose, inutile negarlo. Bisogna stare concentrato sulla nostra ma un orecchio lo avrò per gli altri campi».

La classifica dice: Frosinone 68, Palermo 67, Parma e Venezia 66. Puoi fare un calcolo di probabilità sul secondo posto?

«No».

Giovanni Lanzi

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