GIUSEPPE CAMPOCCIO: “DIETRO AD OGNI LANCIO, DIETRO AD OGNI CENTIMETRO IN PIU’ C’E’ LA VITA”

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Sta provando qualche lancio. Prima lancia con un peso da 4 kg, poi con il giavellotto da 600 gr. La sua sedia a rotella è lì vicino, la tratta con delicatezza, la guarda, ci poggia sopra l’asciugamano. Arriviamo, ci saluta da lontano e ci accoglie con un sorriso, semplice, spontaneo, vero. È il Tenenete Colonnello Giuseppe Campoccio per gli amici “Joe Black”. Era in forze al Genio Guastatore degli Alpini, oggi è un’ atleta paralimpico nelle discipline di lancio del peso, del disco e del giavellotto. Uno sportivo dentro che dopo un incidente sul posto di lavoro si è fatto forza ed è ripartito da 3 strumenti semplici: un peso, un giavellotto ed un disco utilizzati per lanciare lontano i problemi e per respirare da vicino la vita.

Si sta allenando, il cielo è sereno, c’è il sole che preludia la Primavera. Vicino a lui sua moglie Cristiana, un sorriso coinvolgente lo accompagna ad ogni suo lancio come ad invogliarlo a fare sempre meglio…e lui fa sempre meglio centimetro dopo centimetro. Gli chiediamo di raccontarci la sua storia, inizia andando a braccio e poi affascinati dal suo racconto cominciamo a fare qualche domanda.

Tanto allenamento ogni giorno, per quale competizione si sta preparando?

“Sto preparando i campionati italiani ad Ancona, sabato e domenica sarò in gara. Questa estate ci sono gli Europei a Berlino già faccio parte della Nazionale paralimpica e dunque prenderò parte a questa competizione, inoltre sono un papabile olimpionico per le Olimpiadi di Tokio 2020 avendo già maturato i risultati di qualificazione con 2 anni di anticipo. L’obiettivo per i prossimi giorni è fare il primato italiano di peso e giavellotto e vedremo poi con il disco cosa esce. Ho il primato italiano e la seconda prestazione al mondo con il lancio del peso (10,42 mt), la seconda del disco con 25,70 mt e la terza nel giavellotto con 19,30 ma sono misure che vengono superate spesso in allenamento.”

Quanto lavoro c’è dietro ad ogni lancio?

“A livello fisico ci sono due ore di allenamento ogni giorno per cinque giorni a settimana, a livello mentale ci si allena costantemente. Non soffro certo di ansia da prestazione vista la mia carriera. Entrando nello stadio di Londra durante i Mondiali con 50.000 spettatori sugli spalti mi sono fermato ad ammirare lo spettacolo e non ho avuto alcun problema nel lanciare. Ho avuto un passato da karateka, sono stato un pugile per oltre 6 anni e dunque l’allenamento ha sempre fatto parte della mia vita. Lavoro per essere veloce nel gesto per perfezionare questo aspetto con la parte destra del mio corpo, l’unica ancora perfettamente motoria.”

Qual è il suo sogno?

“Il sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024 e di vivere questa esperienza sotto un unico nome, non Olimpiade e Paralimpiade. Noi siamo atleti come i normo dotati, ci alleniamo come loro e facciamo i loro stessi sacrifici solo con una differenza fisica. In Italia dal 2012 ad oggi sono stati fatti molti passi avanti grazie al Presidente Luca Pancalli ma ancora molto c’è da fare ed io, medaglia dopo medaglia, voglio che il nostro modo di fare sport diventi fruibile a tutti. Dietro una sedia a rotelle c’è la vera vita quella fatta da coloro che affrontano la banalità e la quotidianità delle situazioni. Io non voglio pensare alla parte del corpo che se n’è andata ma solo a quella che ancora posso utilizzare. Mi devo accettare e lo faccio con la voglia di migliorarmi. Non competo con gli altri ma solo con me stesso migliorando ogni volta sempre di più. L’avversario non è tale ma solo una persona che compete con se stesso, proprio come me.”

Un limite che incontra nel fare questo sport?

“Oltre all’aspetto mediatico che ha una cassa di risonanza molto debole, è quello legato agli sponsor. Non abbiamo aziende che ci consentono di poter svolgere questo sport senza autofinanziarci. È un gran peccato, facciamo molti sacrifici e tutto è a nostre spese. Ci sono molti Grand Prix all’estero ogni anno e riuscire a partecipare ad uno di questi sarebbe davvero bello, magari a trovare uno sponsor che riesca a finanziarmi per fare una cosa del genere. Il Presidente Pancalli sta facendo un lavoro importante sotto tutti i punti di vista, mi auguro che negli anni il nostro fare sport diventi riconosciuto da tutti.”

Con lei c’è sempre Cristiana, che ruolo hanno le persone che la circondano?

“Io non stavo qui se vicino a me non ci fosse stata mia moglie. La famiglia, il sacrificio di chi ti ama veramente ti aiuta a fare sempre meglio. L’affetto di una moglie che ogni giorno ti dedica del tempo in queste circostanze è davvero fondamentale. Ogni risultato raggiunto porta ovviamente anche la firma sua e quella del mio tecnico di Nazionale Nadia Checchini. Il mio amore per la vita è arrivato con lo sport e io non voglio smettere mai più di fare tutto questo. Dietro ad ogni lancio, dietro ad ogni centimetro in più c’è la vita.”

Prende il peso da 4 kg, lui che dovrebbe lanciare con quello da 3. Si prepara. Lo accarezza. Lancia. La moglie si avvicina alla fettuccia posta per terra e controlla: 12,42 metri, un metro in più rispetto al suo primato Nazionale. Alza lo sguardo non è stupito. Sorride.

In bocca al lupo Joe Black il Frosinone Calcio è al tuo fianco.

Jacopo Gismondi

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