SALVINI A TUTTO CAMPO: “LE SVISTE CONTRO DI NOI? SIAMO MUTI, NON CIECHI”

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Il terzo appuntamento con il Responsabile dell’Area Tecnica, Ernesto Salvini, segue solo casualmente la prima sconfitta in campionato. Era in programma ma il doppio confronto tra Ascoli e Perugia lo ha fatto slittare. Il dirigente giallazzurro spazia come sempre ad ampio raggio. Parole soppesate, misurate. Un elogio all’atteggiamento della squadra al ‘Curi’, al netto di quella pausa iniziale addebitabile alla necessità di metabolizzare al meglio il ritorno a certi meccanismi tattici. E poi una analisi lucida e particolareggiata. La testa e il cuore alla settimana dell’inaugurazione dello Stadio ‘Benito Stirpe’, il significato di questa svolta epocale ed ancora il campionato e i valori, le disattenzioni arbitrali, gli attaccanti, i difensori, le Giovanili. 

Direttore Salvini, sei giornate del campionato di Serie B. Quelle sensazioni positive alle quali accennò alla partenza in luglio e successivamente dopo il primo break ad agosto in quale misura sono confermate?

“Credo di poter affermare che sono totalmente confermate, facendo anche i conti con il periodo breve sulle quali sono parametrate. Perché non dobbiamo dimenticare che c’è stato anche un incidente di percorso’, praticamente all’avvio dello stesso e mi riferisco all’espulsione di Federico Dionisi a Vercelli ed alla sua squalifica per tre giornate. Al di là della sua assenza dal campo di questo grande calciatore, oltre le giornate delle tre gare non disputate che comunque incidono sulla condizione fisica del ragazzo costretto a fermarsi, l’aspetto che più ha penalizzato è stato il conseguente stop imposto all’evoluzione del modulo che prevedeva l’impiego dei ‘tre tenori’. Particolare che ha inevitabilmente indotto il tecnico Longo a dover trovare soluzioni alternative, interrompendo il processo di crescita dell’assetto con il quale il gruppo aveva lavorato per circa 40 giorni e che avrebbe aiutato il perfezionamento di questo modulo. A questo aggiungiamo anche l’infortunio occorso a Paganini, permettetemi di mandargli un abbraccio grande a nome di tutti. Dal punto di vista umano una vera mazzata, che ha mandato in difficoltà il processo di crescita tattico. Poi però, come tutte le cose, occorre trovare il lato positivo. Perché l’obbligo di cercare soluzioni alternative ci ha messo davanti alla realtà: abbiamo giocatori assolutamente affidabili per il tipo di campionato che vogliamo fare noi, ma anche intelligenti, duttili e disposti al sacrificio tattico”.

In questo settembre, lo ha detto, c’è stato l’infortunio di Paganini e la prima sconfitta in campionato. Due note negative. Il primo più che una tegola è un macigno sul magic-moment. Sulla seconda ci sono anche disattenzioni arbitrali. Bisogna farci il callo?

“Riprendendo il discorso su Paganini posso aggiungere che hai perfettamente reso l’idea. Quanto allo stop, dietro ogni sconfitta le persone intelligenti formulano analisi che aiutano a motivarla. Parto dal presupposto che la peggiore sconfitta è quella che non si riesce a motivare. In questo caso sicuramente possiamo dire che riproporre il modulo frutto di un lavoro certosino per tutto il periodo precampionato con la presenza delle nostre ‘bocche da fuoco’, riproporlo contro un avversario importante dopo un mese nel quale si era smesso di impiegarlo (squalifica di Dionisi, ndr), ha portato un po’ di disagio nei primi 20′. Contro un avversario di spessore inferiore sarebbero trascorsi in maniera indolore, anche perché l’azione del gol è stata di pregevole qualità. Poi con il passare del tempo e soprattutto nella ripresa è emersa la nota positiva da trarre in questa sconfitta: il meccanismo è tornato a carburare ed ha prodotto una sequenza di azioni che solo per imprecisione e sfortuna non sono state concretizzate. Poi c’è un’altra sottolineatura da fare: le imprecisioni non ascrivibili a noi. Mi riferisco al calcio di rigore al 1′ della ripresa (braccio destro di Pajac lontano dal corpo sul cross da destra di Matteo Ciofani, piedi del grifone piantati sulla linea dell’area grande, ndr), al fuorigioco inesistente (fischiato a Dionisi al 14′ della ripresa, ndr) ed alla gestione dei cartellini. Solitamente non sono d’accordo sul fatto di parlare delle ‘questioni’ arbitrali nell’immediato dopo gara, sia da parte dei giocatori che dei tecnici. In questo caso mi sento di dire, sia per i modi corretti utilizzati e sia in conseguenza dei precedenti di Pescara (gol del 2-0 abruzzese partito da azione irregolare, gol del 4-3 giallazzurro regolarissimo ma annullato, ndr), che bene ha fatto Longo a parlarne. Ma non per rafforzare il concetto che chi alza la voce, segnalando le sviste dei direttori di gara, alla fine pensa per il futuro di condizionarne l’operato ma almeno per far capire che ci sforziamo a stare muti ma non siamo ciechi”.

Questo Frosinone è capace di tutto: di dominare e andare sotto e poi di continuare a dominare e rimettere in carreggiata una partita persa. Ma anche di prendersi delle ‘pause’ nella fase difensiva che l’avversario sfrutta, come al ‘Curi’. E allora come si pensa possano essere limate queste cose?

“Credo sia giusto spezzare ogni tanto una lancia nei confronti dei difensori. Chiaramente sotto l’aspetto tattico devono essere molto più concentrati e disciplinati del resto della squadra, perché non ci rendiamo mai conto a sufficienza che al di là delle proprie gesta o dei movimenti di reparto dettati dai tecnici, c’è da fare  i conti con le qualità tecniche e i movimenti tattici degli avversari. Riuscire ad applicare alla perfezione i propri movimenti, tenendo in considerazione la sempre possibile variante legata alle giocate di qualità dell’avversario è indubbiamente un aspetto talmente complesso che richiede del tempo. Anche perché tutto ciò è la base fondante dell’intero meccanismo”.

Torna a galla la mancanza di cinismo, un particolare che costò caro anche lo scorso anno. A Perugia i tre attaccanti, con oltre 170 reti al loro attivo in B, non hanno trovato la via della rete.

“Abbiamo tenuto conto in precedenza del disagio relativo alla ricaduta del cambio di modulo nella partita di Perugia, al rodaggio di quell’assetto che ci è mancato per un mese. Quella è l’analisi da fare. Perché dietro un gol che non si realizza non c’è solo chi calcia e chi para ma c’è anche l’aspetto della giocata in sé, della posizione dei compagni di reparto. E poi consideriamo sempre che parliamo di uomini e quindi la componente dell’errore o del momento in cui avviene va sempre tenuta in debita considerazione”.

Il campionato sta esprimendo già dei valori. C’è una curiosità: in testa ci sono due squadre che hanno cambiato allenatore e soprattutto hanno virato sulla beata gioventù in panchina. Alle spalle anche il Carpi e l’Empoli sono nella medesima condizione, risultati a parte. Casualità o c’è un significato?

“Premesso che come ho già detto della posizione di classifica bisognerebbe parlarne a 10 giornate dalla fine, credo che non si debba per forza trovare una logica sul concetto del risultato del momento abbinato al nuovo tecnico. Credo invece che la differenza la faccia la scelta di una Società che deve capire quando sia giusto continuare il lavoro con il tecnico della stagione precedente e quando sia arrivato il momento di cambiare”.

Giovedi l’inaugurazione del ‘Benito Stirpe’. Cosa rappresenta per la società giallazzurra questo passo epocale?

“Per ogni Azienda-calcio avere la disponibilità di uno stadio moderno da poter sfruttare oltre l’aspetto sportivo può rappresentare un punto di forza di grande rilevanza. Se poi chiudo per un attimo gli occhi, ripenso a quello che eravamo ed avevamo 10 anni fa e poi vedo quello che siamo diventati ed abbiamo ora, mi rendo conto e con orgoglio di quanta strada abbia compiuto questa Società”.

Svolta epocale anche l’atteso esordio in casa contro la Cremonese dopo 8 partite tra Tim Cup e campionato giocate fuori.

“La prima cosa che mi viene in mente di fare, e di getto, sono i complimenti a staff tecnico e giocatori per averci aiutato come Società a superare queste difficoltà che, indipendentemente dalle nostre volontà, abbiamo creato loro. Le positività tecniche ed anche mentali derivanti dal fatto di poter disputare le partite nel proprio stadio e nella propria ‘casa’ non influiscono tanto il profilo tecnico-tattico ma indubbiamente hanno un peso specifico sull’aspetto motivazionale da parte di tutti e in tutti i sensi (anche una terna arbitrale ad esempio si può trovare a dirigere con quel pizzico di attenzione maggiore che non fa male, ndr). Perché una squadra che ha una propria identità, la esprime a prescindere dal palcoscenico nel quale si trova”.

E’ partita anche la stagione delle squadre minori. Oltre il risultato, sensazioni e aspettative.

“L’analisi dei risultati, abbiamo già detto che lasciano il tempo che trovano perché nello specifico non ricoprono l’aspetto principale. Però è chiaro che confrontarci con le migliori Società nazionali ci permette di testare le qualità dei giocatori delle nostre rose”.

Ufficio Stampa

Frosinone Calcio

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