SPORT, MEDICINA, SCUOLA E IL FROSINONE CALCIO AD UNA VOCE: “#NO AL DOPING”

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Un campione olimpico a Los Angeles 1984 (Daniele Masala), un olimpionico a Sidney 2000 (Sven Paris), il Frosinone  Calcio con Giuseppe Capozzoli, le eccellenze dello sport (Franco Vona, ex ciclista prof), della Medicina (la dottoressa Anna De Filippis, medico del Sert presso la Asl di Frosinone) e dell’Istruzione ciociara (il professor Pierluigi Diotaiuti della UniCassino), un giornalista di media locali (Amedeo Di Sora) e gli Istituti della provincia reduci dalla I Edizione del ‘Benito Stirpe’ School Cup: tutti presenti al convegno intitolato ‘#No al doping’ organizzato presso la sala conferenze della Asl di Frosinone. Moderato da Andrea Campioni.

Regia impeccabile del Provveditorato agli Studi presente con il vicario dottor Pierino Malandrucco, del club giallazzurro rappresentato da Giuseppe Capozzoli (Responsabile dei progetti Experience collegati a questo tipo di attività) che ha sostituito il direttore Salvatore Gualtieri impegnato in una assemblea di Lega e dell’associazione Metropolis di Alatri. Due ore  di convegno, tempi regolamentari e supplementari di una partita di calcio. Ma anche due ore molto interessanti, rivolte ad una platea di ragazzi che ha ascoltato con interesse. E un tema all’ordine del giorno: la salute fisica, nello sport e nella vita di ogni giorno, deve ricacciare negli inferi gli spettri del doping.

Ha aperto i lavori il dottor Malanducco. Che ha portato i saluti istituzionali. Facendo leva immediatamente sul rapporto con il Frosinone Calcio: “Quello di oggi è un appuntamento che prosegue il lavoro in sinergia con il Frosinone Calcio iniziato e proseguito con la ‘Benito Stirpe’ School Cup dello scorso mese di gennaio. L’accordo con il Frosinone era quello di diffondere i valori dello Sport. Vedo presenti gli alunni, i ragazzi di quelle Scuole che si sfidarono su quel campo ed ecco perché dico che oggi è la continuazione di quel lavoro e di altri che ci vedono al fianco del Frosinone. Ci tengo a sottolineare tre aspetti: la somministrazione delle sostanze stupefacenti costituiscono un reato e nello sport questo configura illecito. A tutto ciò dobbiamo anteporre il danno alla salute, che rappresenta l’aspetto fondamentale. Provo a darvi qualche dato – ha proseguito il dottor Malandrucco -: sappiamo tutti che dietro la vendita di sostanze stupefacenti ci sono le organizzazioni criminali. Ed eccoci ai numeri: la resa finanziaria sulle sostanze stupefacenti è pari a 16 volte il prezzo di partenza mentre la vendita illegale di farmaci contraffatti vale 2.500 volte il costo unitario iniziale. Il giro di affari vale 50 miliardi l’anno. Dobbiamo dire ‘no’ per far prevalere i valori educativi dello Sport e per contrastare con tutte le forze questa piaga sociale”.

Il moderatore del convegno, Andrea Campioni, presenta il professor Daniele Masala. Curriculum sportivo infinito, pluricampione e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel Pentathlon. Masala è professore all’Università di Cassino e presidente del Comitato Italiano Sportivo contro le droghe e le dipendenze. Le parole di Masala sono accompagnate da interessanti diapositive che dimostrano come il fenomeno del doping si perda nei millenni di Storia. “Ci tengo a dire – spiega Masala – che noi abbiamo vinto senza mai assumere droghe, è un nostro vanto. Oggi i controlli antidoping costano quasi 1.000 euro e le aziende fanno a gara per produrre sostanze alteranti. E l’antidoping è costretto sempre a rincorrere. Gli effetti sul fisico? Tanti e deleteri. Possiamo dire senza ombra si smentita che il doping nasce con lo Sport e probabilmente con l’Uomo. Faccio riferimento a tal proposito ad alcune pratiche di doping con l’oppio da papavero in Mesopotamia, nella civiltà Atzeca dove si mangiava il cuore dei rivali in battaglia per assimilarne la forza, in quella Greca assumevano la sostanza estratta da un fungo per aumentare l’aggressività, nell’epoca Romana si mangiavano la carne di capra, di antilope o di toro e i Gladiatori arrivavano ad assumere il sudore dei loro ‘colleghi’ vincitori per avere in dote quella forza. Ricordate sempre: il doping non fa suonare mai il campanello della fatica. Di doping si muore”.

E’ la volta della dottoressa De Filippis. La sua è una ampia e dettagliata trattazione sugli integratori. La morale: non bisogna mai sottovalutare i rischi correlati al loro uso non corretto. Alla platea presentata anche l’esperienza di un ‘culturista naturale’, Alessandro Corsi: “A 52 anni non ho mai usato il doping, non so davvero se in tutte le palestre si utilizza questo metodo naturale”. Quindi Sven Paris che annuncia la notizia: “Vorrei tornare a combattere sul ring, spero di rientrare nel prossimo mese di maggio”. E il ciclista Franco Vona: “Ho attraversato un periodo della mia carriera in cui il doping era diventata quasi una cultura. In quelle stagioni il ciclismo ha pagato prezzi salatissimi. Però mi associo alle parole di Masala quando dice che il doping è sempre avanti. Ho fatto ciclismo partendo dalla nostra provincia e l’ho sempre fatto in maniera genuina. E nelle società in qui ho militato non sono stato mai coinvolto in alcuna pratica illecita”.

Al tavolo dei relatori è la volta del professor Diotaiuti dell’UniCassino: “L’uso delle sostanze dopanti è legata al desiderio di vincere. In noi sono attive due componenti: quella di essere efficienti e vincenti ma allo stesso tempo in noi è forte la paura del fallimento. Quindi l’uso di certe sostanze è legata non tanto alla necessità del successo ma alla paura di fallire. Oggi è quasi difficile accettare l’idea dei propri limiti, il doping è come un ponte magico che ci permette di varcare quei confini”.

Il penultimo intervento è stato quello del giornalista locale Amedeo Di Sora: “Che gusto c’è vincere se si sa di aver barato? Nella storia dello Sport, a memoria d’uomo, sono tanti i campioni e fuoriclasse che hanno usato sostanza dopanti e che hanno pagato oltre la loro immensa carriera. Credo che, per quanto riguarda il rapporto dei giovani con le droghe alla base di tutto ci siamo due aspetti da valutare con attenzione: maggiore comunicazione tra famiglia e ragazzi e controlli severi. Un messaggio mi sento di poter lasciarvi: ragazzi, fate tutte le esperienze ma non dopatevi”.

Chiusura dei lavori per il Frosinone Calcio e per il responsabile progetti Experience, Giuseppe Capozzoli: “Con tanti di voi abbiamo già avuto modo di stabilire un contatto in occasione della ‘School Cup’. Furono giorni di grande coinvolgimento e apprezzammo tutti la vostra passione e partecipazione. Per noi fu un momento importante e credo assoluto a livello nazionale. L’argomento del doping che trattiamo oggi soprattutto nei giovani ha una sua sensibilità e delicatezza e soprattutto il convegno di oggi ha evidenziato la pericolosità sociale. Sono 10 anni che lavoro nel Frosinone e l’antidoping per una società di calcio è un aspetto molto delicato. Avete visto le conseguenze e le cause per la salute? Quelle cose portano continuamente a fare delle riflessioni che le nuove generazioni debbono fare proprie: per raggiungere un traguardo non servono strade devianti, bisogna arrivarci con le vostre forze”.

Giovanni Lanzi

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