STAKANOVISMO E PROFESSIONALITA’, L’ANIMA GIALLAZZURRA DEL TEAM MANAGER MILANA

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La quintessenza del professionismo. Il prototipo ideale di professionista: grande lavoratore, uomo di campo, eccellente per affidabilità, conoscenza del ruolo e delle ‘cose di calcio’, uomo di fiducia, aziendalista. Manuel Milana, team manager alla sua ottava stagione nel Frosinone, è un ragazzo del ’71. Romano ma ormai frusinate di adozione. Anche perché, non raramente, si esercita a parlare in dialetto ciociaro ed è uno spasso starlo ad ascoltare quando ingaggia dialoghi con i magazzinieri Massimo, Gianluca e Arcangelo.

Fidanzato con una ragazza olandese di Amsterdam, Céline, ingegnere, Capo della struttura Innovazione della Royal Bam Group. Conosciuta anni fa, precisamente nel 2008 a Sydney, dove Manuel era andato per uno stage. Non proprio dietro l’angolo. Bella storia a colori sgargianti, la scintilla vera nel 2011.

Il calcio in casa Milana è un affare di famiglia, perché anche il fratello gemello Massimo ha la stessa passione. Che mamma Anna e papà Antonio non si sognano di ostacolare. Al Liceo ‘Cavour’ di Roma, a 18 anni, prende la Maturità Scientifica quando sta per iniziare l’avventura con la maglia del Valmontone, a due passi da casa, giusto per farsi le ossa. Quindi la  Laurea in Economia e Commercio nel cassetto, pezzo di carta importante perché in famiglia gli dissero: va bene, giochi al calcio, ma sui banchi di Scuola devi eccellere. E lui quella Laurea la incassa con 110/110, non uno scherzetto.

Manuel Milana calcisticamente cresce nelle giovanili della Lazio nella stagione 1989-’90. Prende parte anche a qualche amichevole estiva con i biancocelesti allenati da Materazzi. Quindi una carriera lunga 16 anni, dal campionato Interregionale giocato, come detto, a Valmontone fino all’ultima stagione tra le fila della Pro Vasto in serie C2. In mezzo tanta serie B (Ascoli, Messina dove passo dalla C3 ai Cadetti) e tanta serie C1 (Spal, Ascoli, Fiorenzuola e Messina). Conditi anche da una quindicina di reti. Nato terzino destro, affina il fiuto del gol anche se le sue caratteristiche sono prettamente in chiave difensiva. Gioca con un certo Massimiliano Allegri nella Spal, col portiere Brini nell’Avezzano, ad Ascoli con lui c’è l’ariete Bierhoff che poi passerà all’Udinese, al Milan ed oggi è il team manager della nazionale tedesca. Della serie, una curiosità: sotto il Picchio nascono team manager di lusso.

A proposito di aneddoti e curiosità nella sua carriera ve ne sono diversi. Campionato di serie C2, si gioca Messina-Astrea: di fronte i gemelli Milana, Manuel con i peloritani che viaggiano in alta quota e Massimo con i ministeriali che debbono salvarsi. Di fronte nel senso stretto del termine, perché Massimo, talentuoso terzino sinistro affonda dalla parte di Manuel che gioca terzino destro. In tribuna mamma e papà per 90’ fanno la… conta per chi tifare. Quella domenica Massimo è immarcabile per il fratello che ogni tanto deve ricorrere alle maniere forti per limitarlo. Vince il Messina ma il duello di famiglia pende dalla parte di Massimo.

C’è anche un ricordo non proprio bello nell’album dell’attuale team manager del Frosinone. Lo spareggio per la promozione in B perso quando Milana era nell’Ascoli, stagione ’95-’96. E fu proprio Manuel a tarpare il sogno dei marchigiani. Finale allo Zaccheria di Foggia, 22 giugno ’96: rigore ad oltranza sul 4-4 dopo gli errori di Bonomi (C. di Sangro) e Mirabelli (Ascoli), Manuel si fa parare il tiro da Spinosa, il secondo portiere che Osvaldo Jaconi (nel 2014 lo copiò Van Gaal alla guida dell’Olanda ai mondiali) mandò in campo al posto di De Juliis (diventerà poi canarino) prima dei rigori. Curiosità nella curiosità: Dopo diverse stagioni Manuel con la Spal realizzò un gran gol proprio in quella porta maledetta. E’ il calcio che dà e toglie.

Manuel comunque si distingue sempre per la grande serietà. Da calciatore conquista l’oro all’Universiade (con lui i fratelli Ambrosi, ciociari di Fiuggi e un giovanissimo Oddo) con la maglia azzurra, estate del ’97, allenatore Paolo Berrettini.

Finito di giocare al calcio prende anche il patentino di Allenatore di base Diploma  B Uefa, perché nella vita non si sa mai e poi a lui il calcio piace anche capirlo da tecnico. A scovare nel suo curriculum che custodisce gelosamente c’è un lungo soggiorno in Australia, a Sydney, dove frequenta un corso di inglese presso l’Australian College of English e incontra Céline. Non a caso parla anche inglese in maniera molto fluente. Dallo spogliatoio da calciatore a quello da team manager: per lui è sempre un luogo sacro. I calciatori e i tecnici che si sono succeduti all’ombra del Campanile lo sanno. E si affidano a ‘Manu’ come lo chiamano tutti. Il primo ad arrivare al campo di allenamento con i magazzinieri e l’ultimo ad andar via. Continua anche ad allenarsi di buon mattino, da solo, inanellando giri di campo o sudando sulla cyclette in palestra. O sfidando a tennis il dottor Claudio Raviglia, medico sociale.

Manuel nel suo ruolo è bravissimo soprattutto a… giocare d’anticipo: legge le ‘richieste’, lavora con quella frazione di secondo che gli rende tutto più facile e non gli ‘scopre’ mai il fianco. Tatticamente perfetto, si direbbe se calcasse ancora i campi di calcio. Telefonino, pc portatile e stampantina veloce sempre a portata di mano. Rapporti con il mondo, anche al di fuori del calcio. La quintessenza del professionismo…

Ufficio Stampa

Frosinone Calcio

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