IL PRESIDENTE STIRPE INDICA LA ‘STELLA POLARE’ AL FROSINONE: “ENTUSIASMO, VISIONE E PASSIONE. ORA NOTO TROPPO SCETTICISMO”.

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Il presidente Maurizio Stirpe parla attraverso il sito ufficiale del Frosinone Calcio. Una intervista ad ampio raggio, come è solito fare. Dall’esordio ‘atipico’ di domenica sera a Torino, neutro ed a porte chiuse, al bilancio di fine mercato, passando per un’analisi particolareggiata dell’intero ambiente-Frosinone degli ultimi mesi per finire alla ‘stella polare’ che dovrà orientare il cammino di Club, squadra e tifosi nella stagione appena iniziata.

Presidente Stirpe, siamo alla vigilia di questo Frosinone-Bologna, giocato a 700 chilometri dal ‘Benito Stirpe’. Immaginava diversamente questo ritorno in serie A per la prima casalinga?

“Lo immaginavo indubbiamente diverso. Avrei gradito giocare la partita di fronte al nostro pubblico, con l’entusiasmo e la passione che debbono essere sempre gli ingredienti delle nostre stagioni. Anche in questo caso paghiamo gli effetti di alcuni strascichi, di cui accettiamo le conseguenze anche se non ne condividiamo la severità”.

Il Frosinone che ha conquistato una promozione in serie A al culmine di 11 mesi tremendi non le sembra lo abbiano dimenticato in molti? Proviamo a ripercorrere rapidamente quei passaggi cruciali? Il ko interno con l’Empoli, la risalita, la beffa, la forza di crederci fino alla fine…

“Gli ultimi 4 mesi sono stati di una profonda intensità emotiva ed agonistica per la Società e per i calciatori. Siamo partiti dalla disillusione di Cesena e in casa con l’Empoli per arrivare alla speranza di centrare la promozione fino all’88’ con il Foggia. Poi ci siamo riproposti bene ai playoff, c’è stata la finale ed abbiamo meritato sul campo quanto ottenuto. Il Frosinone ha raggiunto con merito la serie A, lo voglio ribadire. Il resto delle polemiche sono stati solo tentativi per cercare di conquistare lontano dal campo la promozione. Il tempo sarà galantuomo, come sempre. La scorsa stagione è stata, lo voglio ricordare, una battaglia di grande intensità. Dobbiamo dare merito ai calciatori che hanno mantenuto le loro caratteristiche. Sappiamo che i playoff sono terminati tardi. Abbiamo dunque proceduto a puntellare i livelli organizzativi, societari, amministrativi e siamo ripartiti l’8 luglio. Ci siamo quindi presentati all’inizio della tournée in Canada che, lo voglio evidenziare, non era possibile modificare in nessun aspetto ad essa correlato perché era stata programmata nei contenuti mesi prima. Nel frattempo abbiamo preparato un programma di adeguamento condiviso con il tecnico e con tutta la struttura manageriale. E’ stata mantenuta una metrica coerente con quanto era stato detto: l’obiettivo era dare un organico al tecnico completo per dieci-undicesimi prima della Coppa Italia. Non è finita perché ci si è messo il Diavolo di mezzo, con l’infortunio occorso a Dionisi in chiusura di mercato. Quell’infortunio ha complicato i piani e ci ha indotto ad intervenire. Abbiamo quindi puntellato l’organico con l’arrivo di Vloet, arrivato dal Chiasso. A questo punto, onestamente non riesco a comprendere, a fronte di uno sforzo compiuto su tutti i piani, questo alone di scetticismo e pessimismo continuo che staziona sul Frosinone. Delle due, l’una: lavoro non capito a fondo o gioco al massacro. Si stanno elaborando giudizi da ultima giornata di campionato. Io dico invece che il percorso di crescita è ineluttabile, è un dato di fatto. Quando si cambia organico come abbiamo fatto noi, c’è un periodo di assuefazione e bisogna avere pazienza, fiducia ed entusiasmo”.

Ce lo dica in sincerità: dal 16 giugno è riuscito a godersi per un giorno questo ritorno nella massima serie?

“Assolutamente no. Abbiamo ed ho personalmente continuato a lavorare senza un giorno di stop. E’ stata una corsa contro il tempo. Per questo ringrazio tutti i collaboratori, tutti abbiamo sofferto ed offerto un grande contributo per arrivare a questa ripartenza”.

Il Frosinone sembra sempre la squadra di tutti, la squadra simpatia. Poi tutti sempre sono là col fucile imbracciato per cercare di impallinarlo. A volte anche fuoco amico. Perché a suo parere?

“Perché, come ho detto, c’è sempre scetticismo. Perché al Frosinone sono sempre associati aspetti folkloristici. Invece proviamo a guardare i processi di crescita dei Club italiani negli ultimi 5 anni, al di là delle categorie di appartenenza e del bacino di utenza: se potessimo farlo in maniera compiuta e dettagliata ci accorgeremmo che il Frosinone è tra le prime 5 Società in Italia”.

A Frosinone oltre il calcio praticamente c’è il deserto. Il calcio arrivato ai massimi livelli, il suo progetto di arrivare alla creazione ad una Polisportiva che unisca la funzionalità di tutti gli impianti nella zona del Casaleno, la crescita del mondo parallelo al Frosinone Calcio, il Village: tutto questo ha bisogno di un humus particolare in Città. Esiste?

“Ha bisogno di entusiasmo, ha bisogno di una visione che va oltre la stessa immaginazione, ha bisogno di passione. Per fare tutto ciò è necessario ottimismo e fiducia, in caso contrario verrebbero meno gli attributi essenziali. Serve anche spirito di coesione, forte. All’interno della Società ed attorno ad essa. Se manca la coesione, viene meno l’impalcatura di quei progetti. Faccio una digressione: perdere con l’Atalanta, squadra ampiamente rodata, ci sta e lo abbiamo detto. Ma da quello che ho letto e sentito è come se avessimo perso l’ultima partita del campionato, decisiva per la salvezza. Ecco, vedo e sento troppi giudizi sommari. Non è la strada giusta per arrivare ad affrontare un percorso lungo e difficile”.

Torniamo al calcio. Le strategie della Società furono anticipate da una sua intervista. Si cambiava sentiero, la salvezza obiettivo da perseguire e da raggiungere a maggio 2019. Lei il 9 luglio in conferenza stampa parlò di 12 acquisti, ne sono arrivati 16. E gli stessi che dissero tre anni fa che la squadra non era stata cambiata oggi dicono il contrario. Cosa risponde al partito degli scettici di professione?

“Semplice: perché non sanno dare la giusta valutazione ai fatti, alle situazioni, alle strategie. Mi spiego meglio: Ardaiz e Pinamonti, due under, sono arrivati per colmare l’assenza per infortunio di Dionisi. Cassata è stata una opportunità dell’ultima giornata di mercato anche per il ritardo di preparazione di Vloet. Per cui è numeri tornano perfettamente. E la gente non tiene conto che in questo organico ce ne sono 4 fuori (Gori, Paganini, D. Ciofani e Dionisi) e 3 sono under (Besea, Matarese ed Errico). Quindi la nostra rosa è perfettamente dimensionata. E chi dice talune cose lo fa con ragionamenti strumentali oppure è in malafede”.

E quando legge che il Frosinone è costato 6,8 milioni di euro cosa le viene da pensare?

“Altra inesattezza. Abbiamo investito più di 10 milioni di euro. E molto di più di quanto sarebbe stato opportuno. Lo abbiamo fatto per renderci adeguati”.

Un bilancio della esperienza in Canada? Anche in questo caso, di recente, c’è chi ha discettato su quella tournée, dicendo che il Frosinone è andato a fare business.

“Il Frosinone è andato lì per un gesto di riguardo nei confronti della Comunità ciociara e per rispettare un impegno, come sono solito fare, che io avevo assunto 2 anni fa. Se poi questo va a coincidere con la valorizzazione del ‘brand’ e nel processo di crescita anche all’estero, non lo trovo scandaloso. Se siamo ai massimi livelli del calcio professionistico dobbiamo sfruttarne le potenzialità e non pensare invece di essere ancora tra i Dilettanti”.

Riandiamo al calcio giocato. Longo ha detto dopo la gara col Betis, con il mercato che portava giocatori, che era necessario prima diventare gruppo e poi squadra. A che punto siamo secondo lei?

“Secondo me siamo in crescita. Non manca tanto per vedere espresse le potenzialità di questo gruppo. Non sono preoccupato. Se il calendario nelle prime sei giornate ci mette di fronte gran parte delle ‘big’ o delle formazioni più rodate e si traggono indicazioni affrettate, questo è problema che riguarda altri”.

Col Bologna bisogna coniugare punti e un altro passo verso la crescita. Come?

“Bisogna fare punti. L’aspetto emotivo e della volontà debbono prevalere. I ragazzi dovranno dare tutto sul campo”.

E invece come si costruisce una salvezza? Non solo in campo…

“Io penso che siamo all’inizio di un percorso nel quale, se vogliamo avere la possibilità di ottenere l’obiettivo, occorrerà non precludersi da soli quelle che sono le nostre capacità. Non dobbiamo essere il limite a noi stessi. E voglio sempre aggiungere: ricordiamoci bene da dove siamo partiti. Se intendiamo consumarci sul ‘come poteva essere e non è stato’, senza tenere conto delle difficoltà che incontreremo, allora ci faremo del male da soli”.

La campagna abbonamenti, la risposta dei tifosi, la sta soddisfacendo?

“Finora sì. Però mi aspetto molto di più. Secondo me gli sforzi della Società meriterebbero più dei 10 mila abbonamenti ed allo stesso tempo mi auguro anche maggiore partecipazione da parte degli sponsor”.

Giovanni Lanzi

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