STIRPE AL POLITECNICO: STADIO, MODELLO FROSINONE E DUE ANNUNCI: “UNA CITTADELLA DELLO SPORT NELL’AREA CASALENO. L’8 LUGLIO GRANDE SERATA…”

 In Prima Squadra

Si è svolta venerdi pomeriggio al Politecnico di Milano la prima delle due giornate della I Edizione del Master di II livello in Progettazione, Costruzione e Gestione delle Infrastrutture Sportive. Tra i relatori il presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, Cerk Ergun, già ‘stadium manager’ del Galatasaray, Paolo Bedin direttore Generale della Lega Serie B e Francesco Ghirelli, Segretario Generale della Lega Pro.

Il massimo dirigente giallazzurro ha illustrato il ‘miracolo’ frusinate: un nuovo stadio poli-funzionale a servizio della comunità ciociara, simbolo identitario del territorio.

Un intervento articolato e supportato da una serie di slides che hanno evidenziato il percorso di Maurizio Stirpe nel Frosinone («lo spirito col quale ci siamo avvicinati è stato quello di sviluppare una cultura di riscatto del territorio partendo dallo sport e legandolo ad una serie di iniziative che potevano essere anche rivitalizzante per il territorio stesso») e quindi il lungo cammino non privo di asperità («ci siamo trovati di fronte a veti politici ma non solo…»). compiuto per la riqualificazione della zona che poi ha visto nascere il ‘Benito Stirpe’.

Il presidente del Frosinone ha alternato spiegazioni di carattere altamente tecnico ad altre descrittive del modello che si è intrapreso nel Capoluogo ciociaro. E in un passaggio ha chiarito il motivo perché in Italia non si costruiscono nuovi stadi: «Viene sovente abbinata la risoluzione del problema sportivo all’introito di chi deve realizzare l’opera stessa. Noi ad un certo punto, quando la necessità sportiva lo imponeva, ci incontrammo con l’attuale Sindaco e studiammo un percorso che non partiva da quel tipo di scambio». Stirpe ha quindi spiegato come si è passati alla fase successiva, dare il via alla realizzazione dello Stadio: «Arrivammo ad un bivio: spendere le risorse della serie A e quelle che potevo mettere io o prendere l’impegno di realizzare una nuova Casa, un Centro Sportivo. E i nostri tifosi hanno compreso».

La realizzazione in meno di un anno, un complesso lavoro alle spalle. Di progettazione e di realizzazione. Di uomini, ditte di eccellenza. Autorizzazioni. Fino alla famosa data del 29 settembre 2017. «Abbiamo altri progetti – ha proseguito Stirpe – che abbiamo finanziato attraverso un progetto di crwdfunding e che ultimeremo al momento della realizzazione della strada di collegamento per i tifosi ospiti».

E quindi il massimo dirigente giallazzurro lancia da Milano il fotogramma di quello che dovrà diventare la zona del Casaleno: «In questa area, una vera e propria Cittadella dello Sport, si farà calcio nello Stadio, pallavolo e pallacanestro nel Palazzo dello Sport e pallanuoto nella piscina olimpica. Collegando tutto alle vicende alla squadra di calcio. Pensiamo di ultimare tutti i lavori previsti entro il 2018 e dare quindi la possibilità ai nostri tifosi di godersi un’area a grande impatto non solo di carattere sportivo». E quando il presidente del Frosinone ha spiegato agli studenti del Master il modello di gestione del ‘Benito Stirpe’ separato dalle fortune della Società di calcio, ha fornito anche una notizia: «Per il giorno 8 luglio stiamo provando ad organizzare una serata sul tema della musica latino-americana, con tanti artisti e probabilmente anche Enrique Iglesias. Ci dicono gli organizzatori che saranno presenti circa 20.000 persone».

E poi snocciola un dato importante: «Abbiamo aperto lo Stadio da sette mesi e non abbiamo avuto una multa dalla Lega. Il vecchio stadio a questo punto della stagione scorsa ci aveva penalizzato per 70.000 euro. Per farvi capire il passaggio dalle barriere allo stadio privo di barriere: i tifosi non buttano niente perché sentono lo stadio di loro proprietà».

Quindi il commento finale che riguarda l’importanza dell’impianto oltre il calcio: «La squadra potrà assumere tante dimensioni ma lo Stadio e l’area limitrofa sono il luogo dove la gente cementa l’identità del territorio. E’ stato pensato così e stiamo cercando di farlo vivere in tutti i modi a prescindere dal calcio stesso».

Giovanni Lanzi

 

 

 

 

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