STIRPE A RMC: “IL FROSINONE LAVORA PER LA COMPETITIVITA’. I GUAI DEL CALCIO? MORTE ANNUNCIATA DA 10 ANNI”

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Primo in Serie B con il Frosinone e pienamente in corsa per la promozione diretta in serie A, Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone, è intervenuto all’interno della trasmissione pomeridiana Maracanà su RMC Sport, intervistato da Marco Piccari e Vincenzo Marangio.

Presidente, che emozione è stata la prima partita nel nuovo impianto?
«Lasciatemi prima di tutto sottolineare che siamo ancora in fase di completamento, ma tra sei-otto mesi ci sarà tutto quanto. Vi invito a venire. Vedrete uno stadio ancor più innovativo quando avremo terminato di realizzare le opere finanziate con il progetto di crowdfunding. Quando ho visto la prima partita da Presidente nel nuovo impianto è stata una grande emozione, come se si chiudesse idealmente un ciclo, quello che ci vedeva partire dalla C2 quindi anni fa, e se ne aprisse un altro, che non ci fa invidiare nulla ai club della serie A. Su questo stadio ci sono state tutte le convergenze giuste. A livello di impiantistica in Italia siamo ancora un po’ indietro, ma noi ci abbiamo creduto sempre. Siamo molto soddisfatti, utilizzando bene le risorse guadagnate dalla passata promozione nella massima serie».

Lei ha dimostrato di credere nella programmazione: quale è la prossima tappa per il Frosinone?

«In questo momento stiamo procedendo all’irrobustimento la parte economico-finanziaria del Club, un progetto che parte dal coinvolgimento intensivo dei tifosi, gli unici proprietari veri del club. Noi siamo solo degli amministratori pro-tempore. Più riusciamo a coinvolgerli, più possiamo ambire ad essere un club robusto e solido da tutti i punti di vista. Il prossimo passaggio è accrescere l’identità e procedere all’irrobustimento del Club».

Passando al campo, che giudizio si è fatto di mister Longo?
«E’ un uomo che ha idee, umile, tenace, ma soprattutto ha fame, fame di arrivare e di essere protagonista del nostro calcio e realizzare i suoi sogni».

C’è un eventuale programma tecnico-tattico per il ritorno in A o sio sta ragionando solo su questa stagione?

«Stiamo dirigendo i nostri sforzi per mantenere il livello competitivo. Lo scorso anno siamo stati sfortunati alla fine, quest’anno ci stiamo riuscendo ma l’esito non è affatto scontato. Anzi le dico che forse è ancora più difficile questo campionato. Il nostro obiettivo è mantenere viva l’attenzione dei tifosi e alta la competitività. Se saremo bravi e fortunati centreremo l’obiettivo, altrimenti ci teniamo quello che abbiamo ma l’importante è mantenere il Club in una condizione di alta competitività in tutti i sensi».

Un campionato di serie B davvero pieno di squadre insidiose: quale la preoccupa di più?

«Pensate al Benevento della scorsa stagione, dove era durante la stagione regolare e dove è arrivato. E allora dico che Palermo ed Empoli ovviamente mi preoccupano per blasone e rosa, ma mai dare fuori dai giochi le squadre che sono dietro. Penso al Parma e il forte mercato che ha operato, alla solidità della Cremonese, al Bari e alla sua piazza. Alcune di queste sono squadre, per certi versi, come Empoli e Palermo sono più abituate di noi alla Serie A. Sarà una stagione avvincente, che vedrà primeggiare soltanto chi avrà avuto nervi saldi e continuità oltre ad una qualità costante. E parliamo di promozione diretta, perché poi i playoff sono un’altra cosa. Un altro campionato, si azzerano i valori di partenza. Riesce a prevalere chi è più fresco mentalmente e fisicamente».

Non possiamo non coinvolgerla nel dibattito sulla giornata di ieri in Lega…
«Le vicende della FIGC sono soltanto l’epilogo amaro e già annunciato di una vicenda che sta degenerando da circa dieci anni. E che ha condotto dopo il mondiale vinto del 2006 ad un depauperamento del patrimonio complessivo. Bisognava dare una svolta, ma non si è fatto nulla. Le Leghe lavorano a compartimenti stagni, senza comunicare e senza programmare insieme. Basti vedere a quando la serie A si è separata dalla B. Pensiamo a come vengono ripartite, ad esempio, le risorse derivanti dai diritti televisivi. Noi abbiamo diritto, come categorie minori, al 10%. Prendiamo il 6% come serie B da proventi di diritti televisivi, mentre la serie B in Germania prende il 19%, in Spagna il 10%. Quindi questo è anche il motivo per il quale quando uno viene promosso dalla B alla A, il divario tecnico è talmente elevato che il tasso di ‘mortalità infantile’ è elevatissimo. Guardate le ultime 3 in serie A, sono le tre salite dalla B. Nella Premier in Inghilterra il Leicester vinse il campionato arrivando alla serie inferiore, ma accadde tanti anni fa anche in Italia con il Verona. In Italia oggi è impossibile. C’è una visione egoistica di tutto il movimento, se il divario è da 1 a 7 tra le grandi e le piccole. Stiamo solo cantando la messa sul cadavere del morto, ma questa situazione ha dei responsabili precisi con nomi e cognomi che conosciamo benissimo. Grande responsabilità ha la Serie A che non è riuscita a sviluppare una visione del calcio che comprendesse tutte le leghe per far crescere la base. E grosse responsabilità ha la federazione. Guardate la serie A da quanto tempo non riesce a nominare un a.d.. Mi auguro che il Coni provveda a riscrivere le regole che evitino alle minoranze di esercitare azioni di blocco, dopodiché si facciano avanti dei candidati che abbiano profili spendibili».

Lei a tal proposito ha un candidato?

«Il Frosinone calcio ha dato l’appoggio a Gravina. Però il Frosinone ha visto di buon occhio anche l’ipotesi di commissariamento in assenza di una possibilità vera di eleggere un presidente ed una ‘governance’ in grado di poter lavorare in prospettiva».

Tratta da fonte TMC Sport

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